venerdì 4 luglio 2008

FONTANA DELL'OBLIO

In compagnia di Max e di Paolo (el Squéri), ieri ho affrontato una bellissima via di Stefano Michelazzi, Ivo Rabanser e Stefan Comploi, sulla parete ovest della Pala della Ghiaccia. La cima fa parte dei cosiddetti "Dirupi del Larséc", sottogruppo del Catinaccio che si trova nella sua parte più orientale. E'una cima non molto elevata ma dalle forme molto invitanti, agli occhi dell'alpinista-arrampicatore.

(Lungo il sentiero che porta all'attacco.
Immersi nel magnifico ambiente del Larséc.
La Pala della Ghiaccia è la cima che si intravede a sinistra,
tra gli alberi)

(La Pala vista da Nord. La parete ovest si trova sulla di destra.)

La sottile cresta sommitale, posta in direzione Nord-Sud, precipita vertiginosamente con due verticali pareti nei versanti est ed ovest. Propio la parete ovest è stata l'ultima ad essere "risolta" (attorno al 1980 per opera del forte Tita Weiss).

(La parete ovest della Pala al mattino, visibilmente bagnata nella parte inferiore.)

In una zona dove la roccia è piuttosto friabile, la parete ovest della Pala della Ghiaccia regala invece una roccia di una consistenza e di una bellezza che poco ha da invidiare alle più famose pareti dolomitiche.
Grazie alla maestria di Paolo, arrampicatore di talento ed esperienza, abbiamo affrontato la via dal nome "Fontana dell'oblio". 300 metri, difficoltà fino al VII+ in arrampicata libera. Essendo una via di stampo alpinistico la chiodatura è abbastanza "povera", richiede quindi un buon utilizzo di protezioni mobili.
(Paolo ha affrontato anche i passaggi più difficili con movimenti calmi e misurati
ed un arrampicata che traspare un'apparente "facilità".)

(El Squéri in sosta)
(Paolo nella parte alta della via)
Guinti all'attacco abbiamo trovato la parete bagnata, nella parte bassa. Nonostante questo abbiamo deciso di provare a superare i primi due tiri, i più bagnati, "e poi si vedrà". Nella parte alta la roccia era in effetti asciutta, il che ci ha permesso di concludere la via e di sbucare sull'esile praticello che si trova sulla cima.
(Max sull'ultimo tiro. Superato un tetto si sbuca su una bellissima
placca che porta dritti in cima.)
Per quanto mi riguarda è stata una giornata fantastica. La mia prima via di sesto grado, resa possibile da Paolo che se l'è tirata tutta dal primo all'ultimo metro.
Dato il mio continuo lodare il Larsec, con le sue gole selvaggie ed inesplorate e le sue cime deserte, sono stato eletto all'unanimità "custode del larséc" :-)
(Serial climbers: Paolo, Max ed io)

(In discesa dal passo delle scalette, verso la parete ovest,
salita in mattinata. La via attacca a sinistra di quella fessura nera,
supera la nicchia gialla (unico tiro friabile) e si sposta
a destra sulle placche grigie, di ottima roccia.
Punta poi verso il tetto a falce in alto, che supera sulla
sinistra. Dopo il tetto una placca lavorata porta in cima.)
(Il "custode del Larséc":-)

NOTA: il nome della via deriva da una leggenda. Sotto la parete Ovest sgorga infatti una sorgente le cui acque, secondo una credenza popolare, fanno dimenticare tutte le pene ed i patimenti passati e cancellano il ricordo della persona amata che ci ha fatto soffrire. Donano l'Oblio degli aspetti negativi della vita senza cancellare i bei ricordi.
Sta al passante scegliere se dissetarsi alla fontana dell'oblio o meno..

2 commenti:

Anonimo ha detto...

lunedi le foto dell'impresa (forse) col perlo, per portare in vetta il nome smerdadays.

Alessandro ha detto...

Una via con la V maiuscola! Complimenti...